lunedì 12 maggio 2008

Piangono

Piangono.
Piange il cielo per la perdita di una amica stella,
la più splendente, la più bella, la più lucente.
Piange.
Allieta una calda giornata d'estate con il suo dolore, col suo pianto.
Col ticchettio armonioso delle sue lacrime sul suolo della cara terra, donandole vita, dal suo dolore.

Piangono.
Piange il salice per il fratello noce trucidato dall'uomo,
tagliato alle radici della sua vita, stroncato.
Piange.
Dona bellezza all'ambiente circostante, sfiorando con le fragili estremità il velo acquoso del lago.
Avvolgendo in un sol grido muto tutto il dolore della vita, della crudeltà, della fragilità, della felicità.

Piangono.
Piange la fragile fanciulla al volto del lenone traviatore,
perdendo femminilità, fanciullezza, bellezza, purezza.
Piange.
Scivolano sulle care sue gote, lacrime di sofferenza, di tristezza, di amarezza.
Il tesoro più bello che la vita le potesse donare è stato profanato da un bastardo infame.

Piangono.
Piange Dio volgendo lo sguardo alla sua cara Terra,
la sua creatura prediletta ha massacrato il casolare, il suo casolare.
Piange.
Con le sue lacrime annega l’egoismo, l’onnipotenza, la supremazia dell’umano sulle altre creature.
Ristabilisce un equilibrio uccidendo il suo figlio prediletto trasformatosi da Lucifero a Satana.

Piangono.
Piange Dio.
Piange la fragile fanciulla.
Piange il salice.
Piange il cielo.
Piangono.
Piangono.
Piangono.

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